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Emergent Culture

01 maggio 2017 — 2 minuti di lettura

Mi chiamo Matteo Ciastellardi, ho conseguito una Laurea in Filosofia e un Dottorato in Disegno Industriale e Comunicazione Multimediale. Finito il Dottorato sono stato chiamato a lavorare a Barcellona presso l’IN3, l’Internet Interdisciplinary Institute dell’Universitat Oberta de Catalunya, diretto da Manuell Castells. Ho trascorso cinque anni in Spagna facendo ricerca nel programma di Cultura Digitale diretto da Derrick de Kerckhove, poi ho vinto una posizione di ricerca tramite il programma del MIUR per il rientro dei cervelli Rita Levi Montalcini. Sono così arrivato al Politecnico di Milano dove oggi sono ricercatore senior (RTD-B). Qui insegno Sociologia dei Media e Sociologia dei Processi Culturali.

Faccio parte della sezione Design & Culture, all’interno della quale conduco un percorso di ricerca transdisciplinare sui modelli emergenti della rete: come si articolano processi di informazione, partecipazione e scambio nel web e a quali esigenze progettuali andiamo incontro nel dover concepire strumenti volti a sostenere ecosistemi grassroot di conoscenza e produzione.


Design dell’informazione e conoscenza nei modelli bottom-up e della rete

Ontologie Ibride

Il principale filone di ricerca di cui mi occupo riguarda in particolare lo studio dei modelli di distribuzione, di condivisione e di scambio basato sull'idea delle “ontologie ibride”: un approccio che parta dai social media per gestire la complessità delle informazioni prodotte nelle reti e nelle comunità online in un quadro convergente per la gestione della conoscenza. Analizzando dati incrociati provenienti dal web (B.I.G. Data, nell’accezione di Blended Interest Graph, dati che incontrano differenti tendenze legate a diversi media), l’obiettivo è quello di mappare gli assetti di propagazione e assorbimento delle informazioni, di rilevare gli aspetti umani di codifica e decodifica delle grammatiche della rete (legate alle capacità, alla formazione e alla partecipazione delle persone), e di considerare gli aspetti formali relativi tanto all'architettura dei sistemi utilizzati, quanto alla capacità progettuale e ai modelli sostenibili degli stakeholder. L’obiettivo è comprendere e documentare il passaggio da forme gerarchiche di sistemi di classificazione (ontologie), ad assetti progettuali ibridi e partecipati dell’informazione online, rilevando la crescita di tassonomie popolari (folksonomy), fondate su trend, social lifestream e fenomeni emergenti frutto di modelli spreadable.

Cultural Analytics

Un aspetto importante della mia ricerca al Politecnico, in diretta connessione con il precedente filone, è caratterizzato dall’attenzione alle Cultural Analytics, cioè dall’esplorazione di grandi quantità di dati (big data), suddivisi in dataset di materiali visuali e testuali (immagini, hashtag, post, testi, etc.) che vengono collezionati dalla rete, organizzati e analizzati secondo differenti pattern di astrazione per offrire uno spaccato critico dei modelli culturali contemporanei. In questo particolare frangente, il nostro gruppo di ricerca del Politecnico insieme a un gruppo di ricerca dell’Universitat Oberta de Catalunya, ha sviluppato il progetto Selfiestories, volto a mappare e comprendere il fenomeno dell’autorappresentazione mediante l’uso che viene fatto dei selfie (gli autoscatti tramite cellulare) soprattutto tra i giovani, fornendo una prospettiva di analisi sociale utilizzando tecniche di indagine e di rilievo proprie del Design della Comunicazione.

Transmedia Literacy

A supporto e in continuità con le attività illustrate, un altro aspetto che riguarda la ricerca che conduco al Politecnico è focalizzato sul tema della Transmedia Literacy, cioè un processo di “alfabetizzazione transmediale”, radicato nelle culture emergenti della rete, caratterizzato dalla produzione e dalla trasmissione della conoscenza e della cultura attraverso molteplici media, spesso in modo bottom-up, durante l’intero arco della giornata, in modo non predeterminato, e con modalità di partecipazione ed engagement che richiedono una nuova soglia di progettazione delle pratiche, dei contenuti e delle piattaforme. A tal proposito abbiamo avviato l’International Journal of Transmedia Literacy, una rivista internazionale open access basata su double blind peer review, del quale sono Editor in Chief.