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Il Digital DIY esplorato attraverso il Co-design

26 febbraio 2016 — 4 minuti di lettura

Sono Marita Canina, Professoressa Associata del Dipartimento di Design. Mi sono laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, dove ho conseguito anche il Dottorato di Ricerca in Disegno Industriale. Ho trascorso tutta la mia carriera come ricercatrice in Italia al Politecnico, con una breve parentesi di circa un anno al MIT di Boston, dove ho sviluppato una ricerca su una tuta per attività extraveicolari nello spazio. Per dieci anni dopo la laurea ho lavorato presso il Laboratorio di Robotica come biodesigner. Da queste due esperienze ho costruito quelle competenze multidisciplinari che in questo momento caratterizzano la mia ricerca.

Sono docente nel Corso di Laurea in Design del Prodotto Industriale della Scuola del Design. Sono incaricata del coordinamento scientifico di IDEActivity Center, volto a valorizzare tutti gli aspetti della creatività per l’innovazione attraverso il design e del Laboratorio di Biodesign, che si occupa della progettazione di dispositivi biorobotici, wearable devices, protesi e ausili con un approccio progettuale incentrato sul corpo umano come unicum psico-biologico.

I miei attuali interessi di ricerca sono rivolti allo sviluppo del biodesign come disciplina, all’approfondimento degli studi sulla wearability basati sulle Linee di Non Estensione e alla creazione di strumenti di Design Thinking e co-design.

Il progetto europeo

I cambiamenti socio-culturali, legati allo sviluppo delle tecnologie open-source, hanno introdotto un importante cambiamento di prospettiva: il rilancio culturale delle attività artigiane, legate al “do it yourself” e una nuova idea di manifattura, in grado di unire creatività, sostenibilità e personalizzazione. Questa prospettiva, in cui le tecnologie trasformano il lavoro, ha portato al configurarsi di nuovi luoghi come territori di socializzazione, sotto forma di spazi di co-progettazione reale e virtuale finalizzati alla sperimentazione e all’innovazione (come fablabs, living labs, piattaforma sui materiali DEMADEI).

Il progetto di ricerca Digital Do It Yourself (DiDIY, “fai da te digitale”), che rientra nel topic "Human-centric Digital Age" del programma Horizon 2020, sta studiando come DiDIY e la crescente rilevanza sociale della digital technology (come le stampanti 3D e le schede Arduino) stiano:

  • cambiando le organizzazioni, il lavoro, la formazione, la ricerca e il design creativo
  • modificando la dimensione sociale della creatività
  • influenzando i sistemi legali
  • cambiando gli aspetti etici

Il progetto DiDIY è realizzato, attraverso un team multidisciplinare, da un Consorzio internazionale di sette Partner:

L’obiettivo del progetto è di produrre modelli e linee guida per supportare sia la formazione sia la definizione di politiche sul DiDIY, inteso come un fenomeno in corso che, pur fondandosi sulla tecnologia, dovrebbe essere guidato e conformato da strategie sociali e culturali, non dalla tecnologia.

Il progetto DiDIY, che è stato avviato a gennaio del 2015 e ha una durata di 30 mesi, è ora pronto per raccogliere quante più informazioni possibili correlate al DiDIY e per esplorare modi di collaborare con altre persone, progetti e comunità interessate al Digital DIY, dagli insegnanti ai makers alla pubblica amministrazione. È possibile partecipare al forum pubblico di DiDIY e segnalare gli eventi legati a DiDIY o altri tipi di risorse

Il Ruolo del Politecnico di Milano

Ciò che è necessario indagare è quello che David Gauntlett definisce “the social meaning of creativity” nella open innovation con scambi tra digitale e reale, attraverso metodi e processi Human-centered design. La definizione di nuovi mindset (Proactively generating creativity) permette di sfruttare il cambiamento nel digital landscape individuando nuove opportunità. Sono stati previsti dei workshop di co-design tematici (proprietà intellettuale, sostenibilità, sicurezza etc.), gestiti dal Politecnico, per rilevare con i soggetti coinvolti il cambiamento del processo creativo in relazione alle tecnologie opensource e sviluppare nuovi tools a supporto dello stesso.

Per condurre uno studio dettagliato delle interazioni tra Digital DIY e la società, questi workshop interdisciplinari human-center, che vedono il coinvolgimento di diverse persone attive (nel loro ruolo di creatori, sviluppatori, utilizzatori) sulle tematica e si configurano come momento di condivisione e cooperazione.

Tali workshop, condotti con l’utilizzo di strumenti e tecniche tipiche della creatività e del design finalizzate a facilitare il “pensiero laterale”, prevedono due suddivisioni importanti nei processi di analisi:

  • attività esplorative, volte a verificare le criticità identificate e aprire nuovi possibili ambiti di intervento, orizzonti sulla tematica e approfondire e ampliare le problematiche e le potenzialità delle tematiche più rilevanti (es. sostenibilità, sicurezza)
  • attività sperimentali per mettere in pratica, attraverso casi studio applicativi, le possibili soluzioni alle difficoltà riscontrate nel fruire le tecnologie open-source e rilevare l’evoluzione del processo creativo rispetto alle opportunità offerte dalle tecnologie open-source.

Perchè fare ricerca

Noi ricercatori crediamo profondamente in quello che facciamo e riteniamo fondamentale per lo sviluppo del nostro paese la crescita della conoscenza, ma una delle cose in assoluto più importanti che mi ha permesso di avere questo progetto europeo è “il mio gruppo di ricerca”. Finalmente dopo diversi anni in cui sono stata parte di un gruppo riuscire ad avere giovani ricercatori e poterli sostenere economicamente nel panorama attuale dell’università è un traguardo che mi rende molto orgogliosa.