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OLFACTORIUM. La palestra olfattiva per i malati di Alzheimer

27 agosto 2019 — 3 minuti di lettura

Sono Anna Barbara (Barbara è il cognome), e sono ricercatrice e docente nel Corso di Laurea in Design degli Interni. Da oltre un ventennio mi occupo di indagare il coinvolgimento del tempo e dei sensi nella progettazione dei luoghi. I sensi intesi non come fine del progetto, ma come strumento per una progettazione più articolata e una esperienza più immersiva e profonda negli spazi.

Il tempo invece coinvolto nelle sue forme multiple che rende sempre più attuale la possibilità che stiamo diventando progettisti di forme di tempo più che di forme di spazi. Uno dei filoni che ho inoltre esplorato negli ultimi anni è il rapporto tra olfatto e spazi, ossia la relazione tra la percezione olfattiva e le emozioni che essa è in grado di far scaturire dalla memoria.

OLFACTORIUM:

Palestra olfattiva per i malati di Alzheimer presso il Paese Ritrovato a Monza

Il Paese Ritrovato è un villaggio appena aperto a Monza per ospitare malati di Alzheimer, nell’idea che essi possano compiere molte azioni in una importante autonomia, sebbene monitorati, fino alla fase pre-allettamento. All’interno di questo “paese” abbiamo progettato un olfactorium, una palestra per esercitare l’olfatto dentro il Villaggio Ritrovato, dedicato ai malati di Alzheimer. Il sistema olfattivo è il primo che viene compromesso nella malattia, ma è anche quello il cui esercizio sembra rallentare il decorso del morbo. Il malato di Alzheimer non perde l’olfatto ma perde la capacità di riconoscere gli odori. Per questa ragione abbiamo pensato che la pratica olfattiva andasse esercitata a prescindere dall’ identificazione degli odori stessi. La missione dell’olfactorium è di esercitare gli odori per creare nuove connessioni e significati che possono non avere alcun legame con la memoria. Il progetto si rivolge alle prime due fasi della malattia e fornisce strumenti e luoghi per esercitare l’olfatto. Abbiamo progettato un kit olfattivo che è una sorta di “messaggio nella bottiglia” per il se stesso nel futuro in cui il paziente non avrà più ricordi, selezionando e associando odori a lui graditi a immagini. Inoltre abbiamo anche progettato un cuscino da abbracci, Nancy’s touch che contiene 4 famiglie aromatiche. Si tratta di un oggetto transizionale nei momenti della giornata in cui il paziente tende a isolarsi e la cui forma è volutamente unisex per essere utilizzata da uomini e donne. All’interno del Paese abbiamo poi creato una vera e propria palestra per esercitare l’olfatto che si concentra sulla seconda fase della malattia, in cui il paziente si è trasferito nel Paese Ritrovato e il rapporto tra olfatto e memoria è definitivamente compromesso. Le stimolazioni olfattive rappresentano ancora una forma di benessere e di intrattenimento che producono nel paziente reazioni emotive. L’olfactorium si compone di:

  • Cassettiera dei mondi: è una grande cassettiera in cui è possibile archiviare numerose mujiette profumate, in modo da associare l’esperienza olfattiva a ricordi e descrizioni. L’esperienza effettuata è di tipo analogico.

  • Lab-top: consiste in una lavagna digitale in cui c’è una interazione odori/immagini. In questo caso l’esperienza è di tipo digitale.

  • Giardino pensile: fulcro della stanza e dell’esperienza sensoriale, il paziente si ritrova circondato da sacche soffici odorosi. Questi elementi possono essere toccati, abbracciati e annusati in modo da stimolare occasioni di gioco e rilassamento.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione e per la Cooperativa La Meridiana, e con la fotografa Francesca Ripamonti.

Il Politecnico

Il Politecnico partecipava a questo progetto con altri Dipartimenti e competenze, oltre alla palestra olfattiva, anche nell’arredamento, nell’interaction design, nell’elettronica, etc. Questo conferma il Politecnico come un interlocutore privilegiato per ricerche avanzate anche nello Spatial Design e nella progettazione di luoghi e tools che possano essere pionieristici nella innovazione non solo tecnologica, ma anche spaziale ed esperienziale.

Perché fare ricerca

Attraverso questa ricerca è emersa la possibilità, per le discipline più progettuali, di fare ricerca applicata, traducendo la parte teorica sui sensi negli spazi concreti della progettazione. Inoltre si è infranta, un’altra barriera sul tema dell’olfatto, sdoganando l’idea che di odori non si debbano occupare solo i profumieri, ma che possa essere un tema di design degli interni e del prodotto iniziando una nuova era che potremmo definire Scent-design. La mia collaborazione con la Scuola di Design è iniziata proprio con un corso di Design Olfattivo che potrebbe proseguire consolidando questo filone di ricerca e didattica, diventando la prima Università di design al mondo a presidiare questo tema.