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New European Bauhaus Festival Exhibition

Space Design for New Human Beings

17 gennaio 2023 — 8 minuti di lettura

Il Design per lo Spazio è esempio di sostenibilità e inclusione anche oltre la Terra e incarna i principi del New European Bauhaus. La mostra curata dai Professori Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro presenta le ricerche e i progetti sviluppati all’interno del Dipartimento di Design e del corso Space4InspirAction, 6th edition 2022, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per valorizzare le applicazioni delle microalghe sulla superfice lunare e incrementare le performance dei parastronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Il primo “New European Bauhaus Festival”, che si è svolto dal 9 al 12 giugno 2022 in contemporanea in tutti i paesi dell’Unione Europea, ha premiato i progetti orientati al futuro, tra cui l’esposizione “Space Design for New Human Beings” in cui emerge chiaramente il ruolo strategico del design per la progettazione e lo sviluppo di nuovi concetti di abitabilità per stazioni orbitanti e basi lunari.
In tal senso i docenti Annalisa e Benedetto sostengono che, oggi e nel prossimo futuro, lo Spazio avrà un’influenza sempre più decisiva e di impatto sulla vita di tutti i giorni, sui comportamenti e le performance delle persone e, conseguentemente, sulla capacità trasformativa delle aziende private di generare innovazione e nuovi modelli di business sostenibili e inclusivi, grazie al contributo del design.

«"Go to Space" è oggi il nuovo sogno aspirazionale»

Tra i diversi temi accolti durante Il New European Bauhaus Festival, Space Design for News Human Beings ha rivolto lo sguardo verso la coltivazione di microalghe sulla Luna e la disabilità motoria in microgravità, tematiche dirompenti orientate a incrementare valori di sostenibilità e inclusione anche nello Spazio.

Per una maggiore consapevolezza e una più approfondita conoscenza dell’argomento, la progettazione è stata supportata da due sponsor tecnici quali l’azienda Tolo Green, produttrice di microalghe, e il laboratorio di ricerca Hackability, che unisce il mondo del making con i bisogni delle persone disabili. Anche l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che collabora con Space4InspirAction fin dalla sua nascita nel 2017, ha sostenuto i progetti fornendo know-how scientifico e tecnologico.

«Il design è visionario, il design è innovazione, e agisce da mediatore, da "ponte" tra scienza e bellezza, parlando diversi linguaggi, come quello dell’ingegneria, della tecnologia, ma anche della cultura, dell’arte e dell’economia, mantenendo al centro i bisogni delle persone»

L’obiettivo proposto è di aumentare il benessere dello Spazio abitato e degli ambienti estremi guardando oltre la funzionalità, verso principi come la sostenibilità e l’inclusione, e progettando ambienti sensibili e sostenibili.
A tal proposito oggi è necessario considerare che, non solo gli astronauti professionisti, ma anche i turisti andranno nello Spazio, e avranno bisogno di un alto livello di comfort, perché si vuole vivere “il sogno”: il ruolo del design è anche quello di dare forma a questo sogno progettando esperienze straordinarie e uniche nel loro genere.

«La qualità dell'esperienza del vivere nello Spazio è fondamentale e deve essere progettata: se gli astronauti si sentono meglio, in un ambiente confortevole e anche bello, ne risentono direttamente l’umore e il modo di affrontare le sfide, migliorano le prestazioni nello svolgimento delle varie attività, e di conseguenza aumenta il successo dell’intera missione»

Microalgae on the Moon

L’obiettivo del primo tema progettuale è proporre soluzioni innovative per la coltivazione, la crescita, l’estrazione, la preparazione, la trasformazione, il consumo e la conservazione delle microalghe in un ambiente estremo come è quello lunare, senza atmosfera, condizionato da radiazioni solari dannose e con una gravità ridotta a 1/6 rispetto a quella terrestre, che influisce sul comportamento di esseri umani, piante, e sostanze fluide. Una soluzione è ritrovabile nella produzione della spirulina, un’alga azzurra che trasforma l’anidride carbonica in ossigeno e che può essere utilizzata come cibo proteico, cibo adatto ad ambienti estremi come lo Spazio.
“Il nostro satellite sarà inizialmente abitato da equipaggi di 4 persone che avranno bisogno di produrre, autonomamente dalla Terra, cibo altamente proteico e sostenibile.”

L’ambiente domestico sulla Luna è stato pensato su modello del Moon Village, un progetto a cura dello studio di architettura americano SOM (Skidmore, Owings & Merrill), mentre gli 11 concept di strutture, equipaggiamenti e strumenti stampabili in 3D, da utilizzare all’interno della base lunare, sono stati progettati dal team di Space4InspirAction diretto dai Professori Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro e supportati dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e hanno come scopo il benessere, la coprogettazione con l’equipaggio, la partecipazione e la sostenibilità.

Grande attenzione, inoltre, è stata rivolta all’analisi dell’ambiente confinato (che in mancanza di stimoli naturali influisce sulla psicofisiologia degli astronauti, così come sulle relazioni prossemiche e spaziali) e della gravità ridotta, che può essere trasformata da limite a vantaggio, immaginando opportunità che sulla Terra non sarebbero possibili.
I progetti si rivolgono a due scenari: la base lunare, quello principale, ma anche “l’analogo”, in gergo spaziale un habitat realizzato sulla Terra che riproduce un ambiente lunare o marziano e che serve da prova, in cui si possono testare molti aspetti delle missioni. Attualmente un esempio di analogo lunare è in costruzione presso l’European Astronaut Center (EAC) a Colonia, in Germania.

Alcuni dei progetti presentati si concentrano sulla creazione di nuove gestualità che si generano spontaneamente in un ambiente confinato e in gravità ridotta a un sesto come è quello della Luna: un esempio è un kit per iniziare la coltivazione dell’alga spirulina all’interno della base lunare, che addestra gli astronauti alle operazioni di estrazione, crescita e consumo delle microalghe; ma anche, cambiando scala, habitat gonfiabili realizzati in materiale traspirante che fungono da “palestre verdi attrezzate” dove proporre attività di fitness sfruttando sempre la gravità ridotta e l’opportunità di reinventare azioni, movimenti e gesti, supportati da attrezzi dedicati e disegnati appositamente per saltare e fare climbing sulla Luna.

Altri progetti utilizzano invece la spirulina liquida per creare ambienti di relax all’interno della base lunare - che potrebbero essere trasferiti anche sulla Terra - come spa esclusive e avveniristiche: chaise longue che si possono chiudere come bozzoli, a seconda della necessità di privacy, e che usano il potere della luce, oltre che per la cromoterapia, anche per far crescere l’alga spirulina e poterla bere; spazi conviviali che favoriscono momenti di intrattenimento immersi nel verde grazie a strutture che contengono microalghe e che si ispirano a “foreste tecnologiche”; e, ancora, fontane dalle forme fluide che producono cascate di liquido verde, dalle quali è possibile bere una bevanda ricca di sostanze nutritive, come proteine e sali minerali, a base di microalghe, e che regalano uno spettacolo inedito, considerando che con 1/6 di gravità i liquidi diventano più densi e scendono più lentamente.

Tutti i progetti sono legati da un filo “verde” che invita gli abitanti della Luna a vivere una relazione quasi simbiotica con le microalghe per prendere coscienza dell’importanza della natura in un ambiente confinato e ostile, come la collezione di gioielli e wearable che contengono alghe e sostanze per il loro sostentamento e che, grazie al movimento di chi li indossa durante il giorno, possono rimanere in vita.

Disability in Microgravity

Il secondo tema si propone di rispondere al primo bando lanciato nel 2022 dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per “parastronauti” attraverso nuovi oggetti prostetici, sia per astronauti che per soggetti con disabilità motorie, allo scopo di amplificare le performance a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Considerando le protesi vere e proprie “estensioni” delle capacità motorie, che in microgravità subiscono forti alterazioni compromettendo la stabilità e il movimento, è possibile supportare l’equipaggio contrastando gli effetti negativi della mancanza di gravità. Questo concetto vuole avvicinare astronauti e parastronauti partendo dal presupposto che nello Spazio, in microgravità, siamo tutti un po’ disabili e meno performanti, e abbiamo bisogno di strumenti che ci supportino nello svolgimento delle varie attività.

ESA, nel selezionare chi ammettere in orbita, accetta solo alcune tipologie di disabilità come la statura inferiore ai 130 centimetri o la mancanza di un piede o di una gamba sotto l’articolazione del ginocchio. Ad oggi il design per lo Spazio si trasforma in una sfida che contribuisce a superare barriere attualmente impensabili e consente di testare i confini della scienza e della tecnologia per trovare modalità di approccio innovative ai viaggi spaziali.

Tuttavia, la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) non è stata pensata per esseri umani con problematiche di questo tipo. Pertanto è necessario ideare strumenti e dispositivi che consentano di superare tali difficoltà con soluzioni e idee innovative che possono servire a migliorare il comfort e le prestazioni anche degli astronauti che non hanno disabilità.

Uno dei problemi a cui si deve far fronte sulla ISS è quello degli spostamenti da un punto a un altro della Stazione: l’assenza di peso non consente di muoversi liberamente se non facendo leva con una mano o un piede su qualcosa e, per rimanere fermi, per esempio quando si lavora al computer, è necessario ancorarsi.
Una difficoltà per tutti, che sarebbe ancora più seria per un astronauta disabile, ma che può essere risolta grazie a soluzioni innovative come, per esempio, un braccio estensibile, collegato al corpo con cinghie di velcro regolabili, per agganciarsi a un punto di ancoraggio, utile per astronauti e parastronauti e che si può utilizzare anche nel corso delle attività extraveicolari; in alternativa un sistema a due corde da tendere attraverso l’interno della ISS, che consente di posizionarsi in un punto specifico per lavorare, bloccandosi con una cintura in velcro.
Oppure ancora, per spostarsi in microgravità senza il bisogno di darsi una spinta su una superficie fissa, può essere utile l’utilizzo di un manubrio dotato di una ventola centrale che spinge nella direzione voluta, le cui maniglie si chiudono per usarlo con una mano sola.

Bisogna infatti considerare che in futuro gli astronauti che vivranno nello Spazio andranno incontro a mutazioni fisiche: le gambe si assottiglieranno e i piedi diventeranno più prensili. Per questo molti progetti sono ispirati al mondo naturale, come un kit che prende ispirazione da polpi, lucertole e scimmie e che comprende strumenti per mani, piedi e punte dei piedi per spostarsi e realizzare le attività di bordo con maggiore facilità e destrezza.

Sempre al mondo naturale, dai polpi e anche dalle zampe dei gechi, trae spunto una “protesi scultura” pensata per parastronauti con un arto parzialmente amputato. Kraken ha un design che ricorda proprio il modo in cui i tentacoli dei polpi fanno presa su ciò che li circonda ed è realizzato in un materiale morbido e flessibile stampabile in 3D, che in assenza di peso non dovrà sopportare grandi carichi: una piccola sfera all’estremità della protesi permette, deformandosi, di agganciarsi con sicurezza alle maniglie della ISS alle quali rimane aderente sfruttando lo stesso principio delle zampe dei gechi.

«La sfida più grande per noi in questo progetto è stata immaginare uno scenario in cui non è necessario replicare la forma di una gamba in un ambiente che risponde a leggi diverse da quelle della Terra. Abbiamo preferito elementi protesici molto soft, che non assomigliano a bracci robotici, ma che seguono i gesti nello spazio in relazione agli oggetti e ai movimenti, traendo vantaggio dalla microgravità»

Per approfondire l’argomento, consultare il sito Space Design for New Human Beings.